Alimentazione e salute pubblica: il divario tra teoria e pratica

Banco di frutta e verdura in un mercato all'aperto

I primi risultati dello Studio sui Consumi Alimentari in Italia (IV SCAI 2017-2020) mostrano un quadro aggiornato delle abitudini alimentari della popolazione. Su un campione di 1969 individui, dai 3 mesi ai 74 anni, si osserva che:

  • Latte e derivati sono il gruppo più consumato (circa 237 g/giorno), sebbene l’assunzione di latte cali progressivamente con l’età.
  • Cereali e derivati (pane, pasta, prodotti da forno) mantengono un ruolo centrale nella dieta italiana, con un consumo medio di 197 g/giorno.
  • Frutta e verdura si attestano intorno a 300 g/giorno, un livello inferiore alle raccomandazioni sia dell’OMS sia delle linee guida nazionali. Solo il 39% del campione raggiunge l’obiettivo minimo suggerito.
  • Carne e derivati risultano assunti in media per 100 g/giorno, con un picco nei ragazzi adolescenti. È stato rilevato un consumo di carne rossa e trasformata leggermente superiore rispetto alle indicazioni internazionali.
  • Acqua: l’assunzione media giornaliera è di quasi 1,5 litri.
  • Rispetto alla indagine svolta nel 2005-06, si segnala un aumento del consumo di carne e una riduzione del consumo di frutta e verdura, soprattutto tra adolescenti e adulti.

Tali informazioni, ancora in pre-print, rappresentano una base importante per definire le strategie di salute pubblica: da un lato, si conferma la necessità di incrementare il consumo di alimenti vegetali (frutta, verdura, legumi), dall’altro emerge il bisogno di moderare le fonti proteiche animali e di migliorare la qualità complessiva della dieta.

Il ruolo dei legumi secondo l’ISS: un consumo ancora troppo basso

In occasione della Giornata Mondiale dei Legumi, l’Istituto Superiore di Sanità ha ribadito come, a livello globale, si consumi in media 7,77 kg di legumi pro capite all’anno, con un picco in Africa (11,46 kg) e una minima in Europa (2,97 kg). L’Italia non fa eccezione: i dati del progetto ISS ARIANNA (3.732 partecipanti) evidenziano infatti che:

  • Meno della metà delle persone intervistate rispetta le raccomandazioni di 2-3 porzioni di legumi a settimana.
  • Il consumo medio giornaliero è di 9 g/giorno, pari a poco più di 3 kg annui.
  • I legumi sono del tutto assenti nella dieta di circa il 31% del campione, con percentuali maggiori tra bambini e anziani.
  • Il consumo è leggermente più alto nel Sud Italia e in chi pratica regolare attività fisica.
  • I soggetti più a rischio di non raggiungere le raccomandazioni sono i maschi over 40 e chi ha un reddito annuo superiore ai 50.000 euro.

Anche questi dati confermano l’importanza di integrare i legumi nella dieta mediterranea, non solo per la loro valenza proteica e nutrizionale, ma anche per il basso impatto ambientale e i possibili benefici per la salute.

L’importanza dei composti fenolici: l’evidenza dalla coorte spagnola SUN

Un altro tassello significativo proviene da uno studio dell’Università della Navarra, che ha valutato l’associazione tra l’assunzione di composti fenolici (flavonoidi, lignani, acidi fenolici, stilbeni) e il rischio di mortalità generale. Dai dati di 18.173 partecipanti seguiti per circa 12 anni, è emerso che un basso apporto di composti fenolici è collegato a:

  • +32% di rischio di mortalità totale.
  • +44% di rischio di mortalità per cancro.
  • +69% di rischio di mortalità per malattie non cardiovascolari (ad esempio respiratorie e neurodegenerative).

Il dato sottolinea nuovamente quanto sia cruciale inserire nella dieta un’adeguata quota di cibi vegetali ricchi di sostanze protettive, in grado di esercitare effetti benefici e preventivi, specialmente nelle fasce d’età più avanzate.

Implicazioni per la salute pubblica

I dati raccolti sono fondamentali per supportare programmi di salute pubblica e per guidare le politiche nutrizionali. Conoscere nel dettaglio i consumi reali della popolazione (SCAI, ARIANNA) e approfondire il potenziale impatto positivo di particolari componenti alimentari (composti fenolici) consente infatti di:

  1. Pianificare interventi mirati: promuovere il consumo di frutta, verdura e legumi all’interno di mense scolastiche, ospedali e aziende, incoraggiare comportamenti salutari fin dall’infanzia e modulare le linee guida nazionali in modo più preciso.
  2. Favorire la sensibilizzazione e l’educazione alimentare: campagne informative che spieghino i benefici di un’alimentazione varia e bilanciata, sottolineando l’importanza di micronutrienti, fibre e composti bioattivi nella prevenzione di malattie croniche.
  3. Ridurre le disuguaglianze: i dati che correlano lo scarso consumo di legumi con fasce socioeconomiche e demografiche specifiche mostrano come la prevenzione primaria debba anche tenere conto delle barriere economiche e culturali.

Dai dati scientifici alla visione di “Nutrire il Bene”

Se da un lato la letteratura scientifica attuale ribadisce la necessità di rivedere certe abitudini eccessive (come il consumo di carni rosse e processate) e di potenziare quelle virtuose (frutta, verdura, legumi, cibi ricchi di composti fenolici), dall’altro va messa in luce la dimensione etica e relazionale che il cibo trasmette.

È quanto in Nutrire il Bene si evidenzia: l’essere umano è ormai spesso abituato a subire le contraddizioni irrisolte del mondo contemporaneo allontanandosi dalla sua sfera spirituale più profonda.

In questo scenario, dominato da abitudini e contraddizioni, va sottolineato l’enorme potenziale del settore agroalimentare, capace di risvegliare la consapevolezza della nostra interconnessione con la Terra e di riaffermare la centralità del cibo come elemento che nutre non solo la fisiologia umana, ma anche i valori e la dimensione spirituale dell’individuo.

È necessaria, però, un’inversione di rotta: dal semplice “consumare” alimenti verso una scelta consapevole e sostenibile, in cui il cibo diventa veicolo di coerenza, creatività e senso di appartenenza.

Dati e spiritualità: un percorso verso l’armonia

Le evidenze emerse dagli studi più recenti confermano l’importanza di implementare programmi di salute pubblica mirati a migliorare il benessere e la qualità della vita della popolazione. Tuttavia la ricostruzione di un equilibrio autentico tra uomo e ambiente – tra benessere individuale e responsabilità collettiva – richiede anche un percorso interiore di riscoperta della natura e della nostra essenza più profonda. Soltanto riconciliandoci con il valore etico del cibo e del nostro ecosistema, possiamo superare la frammentazione e la passività di cui siamo vittime.

Agroalimentare come teatro ideale per un cambiamento condiviso

“Il settore agroalimentare rappresenta il contesto ideale dove agire queste trasformazioni.”

È l’assunto chiave ribadito in Nutrire il Bene. Questa prospettiva si traduce in un nuovo approccio sistemico, in cui ciascun attore, pubblico o privato, è invitato a sentirsi parte di una filiera agroalimentare in cui l’aspetto economico, la salute dell’individuo e la tutela dell’ambiente si fondono, generando valore collettivo. Le organizzazioni positive, guidate da un “fine superiore” e capaci di sostenere l’autorealizzazione dei singoli, incarnano questo modello di trasformazione.

La volontà di risolvere “le contraddizioni irrisolte” mediante soluzioni durature e l’approccio sistemico della Dinamica dei Sistemi può innescare processi virtuosi e auto-sostenibili. Da un lato, si tratta di adottare pratiche produttive innovative, rispettose del suolo e delle risorse, dall’altro di stimolare la ricerca e il miglioramento continuo in tema di nutrizione e salute.

Le aziende che sposano questa visione, come insegna anche Simon Sinek con il suo concetto di “scopo superiore”, attraggono persone animate da un profondo senso di missione; comportamenti coerenti e autentici scaturiscono naturalmente dalla consapevolezza di contribuire al bene comune. I dati sui consumi, uniti a queste motivazioni “alte”, possono dunque guidare azioni concrete che vanno dal sostegno alle filiere locali e biologiche, fino alla realizzazione di progetti educativi sul territorio.

Una chiamata all’azione: “Non sei qui per caso, tocca a te”

L’attenzione al benessere del singolo e al futuro del pianeta trova nel settore agroalimentare la sua espressione più vivida, poiché il cibo è strettamente legato alla vita, alla biodiversità, alla cultura, al tessuto economico e alle relazioni umane. Nutrire il Bene invita così imprenditori, manager, consumatori, opinion leader e istituzioni a farsi interpreti di una visione nobile dell’agroalimentare: una prospettiva in cui la produzione e la distribuzione di alimenti non risponda esclusivamente alla logica del profitto, ma sia mossa da un desiderio di custodire la salute e la felicità di tutti gli esseri viventi.

Questo significa “nutrire” non solo il corpo, ma riscoprire l’autentica dimensione dell’incontro e della cura: un fuoco interiore in grado di scaldare la mente e il cuore, ravvivando la passione per una vita più autentica. Siamo tutti parte di un unico ecosistema, ogni nostro gesto può accendere un cambiamento positivo. E quando l’uomo ritrova il suo legame con la natura attraverso il cibo, la spinta creativa e lo spirito di cooperazione si rafforzano, trasformando contraddizioni in opportunità di evoluzione.

Conclusioni

In definitiva, i dati scientifici diventano una leva per promuovere politiche sostenibili e per orientare le persone verso scelte più salutari. Ma, come ribadisce Nutrire il Bene, non basta conoscere i numeri: occorre rimettere l’essere umano e la sua dimensione spirituale al centro. L’agroalimentare può e deve essere un teatro ideale per ricongiungere corpo, mente e ambiente in un circolo virtuoso che porta benefici economici, sociali e, soprattutto, umani.

“Non sei arrivato fin qui per caso: ora tocca a te.”

Link di approfondimento:

https://nutrition-foundation.it/notizie/i-primi-risultati-dello-studio-iv-scai-aggiornano-le-informazioni-disponibili-sui-consumi-alimentari-nel-nostro-paese/

https://www.iss.it/en/news/-/asset_publisher/gJ3hFqMQsykM/content/id/9922088

https://link.springer.com/article/10.1007/s00394-025-03581-5

https://www.mealefood.com/nutrire-il-bene-crescita-personale-e-professionale-amazon/

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