Ecco come generare innovazione!

Mappa concettuale
Il risultato dell’innovazione rappresenta solo la “punta dell’iceberg” dell’intero processo innovativo, dietro il quale è sempre più presente un approccio sistemico ed una visione trasversale ben più ampia rispetto agli schemi ed ai modelli organizzativi tradizionalmente applicati.
Le aziende non possono più sopportare investimenti su attività di ricerca e sviluppo dagli esiti incerti. Non è più valida la relazione diretta e proporzionale tra budget in R&D e ritorni economici dell’azienda e non basta più la “genialità del singolo”. Oggi è necessaria una “tensione creativa” nell’organizzazione per il suo sviluppo e per il suo sostegno nei momenti congiunturali negativi. E’ necessario allora favorire la Open Innovation nell’azienda, integrata con l’applicazione della TRIZ e di tecniche emotivo/creative.
Un duplice approccio per collocare le risorse al centro del processo virtuoso di innovazione e sfruttare le doti creative delle stesse persone che fanno l’organizzazione.


Al concetto di innovazione, la mente corre in fretta all’immagine dell’information technology, dell’ingegneria genetica, delle nanotecnologie, dei nuovi materiali ed, in generale, a quella dell’innovazione tecnologica. In effetti essa è ormai il risultato di un insieme di conoscenze e contributi, interni ed esterni al contesto nativo, che si condensa nella realtà che viviamo. Esso rappresenta solo la “punta dell’iceberg” dell’intero processo di innovazione.

Dietro al risultato innovativo oggi deve essere sempre più presente un approccio sistemico e una visione trasversale ben più ampia rispetto agli schemi e ai modelli organizzativi tradizionalmente applicati.

E’ ormai necessario un approccio culturale a cui l’organizzazione deve tendere per affrontare in modo sistematico le specifiche o generali problematiche di prodotto e di processo, che essa quotidianamente vive nel contesto competitivo in cui opera.

Si deve quindi parlare di “tensione creativa” nell’organizzazione, fisiologica per il suo sviluppo e necessariamente, in particolare, per il suo sostegno nei momenti congiunturali negativi.

Nei momenti di incertezza dei mercati, puntualmente aumenta la considerazione verso qualcosa che si ritiene essere di fondamentale importanza per il rilancio del business. Ma, in realtà, poiché in generale non è strutturata e pronta per generare innovazione, con l’aumentare delle difficoltà questo bisogno viene ridimensionato ed allontanato rapidamente, fino a farlo diventare superfluo rispetto ad altre scelte, ritenute prioritarie e vitali per la conservazione dello stesso business.

Entrando più nel merito bisogna convenire sul fatto che già prima dell’attuale crisi non era più possibile guardare all’innovazione con l’ottica di fine anni ’90, quando si ritiene che fosse valido la relazione diretta e proporzionale tra budget in R&S e ritorni economici dell’azienda.

A maggior ragione questa relazione non è più valida oggi, alla luce della pesante crisi economica e della forte competitività raggiunta nei mercati.

Inoltre, stiamo assistendo all’immagine della complessità del mercato, che causa cicli di vita dei prodotti sempre più flessibili.

La prima conseguenza è che le aziende non possono più sopportare investimenti su attività di ricerca e sviluppo dagli esiti incerti che non possono essere garantiti a priori.

Man mano che la complessità del sistema aumenta necessariamente uno sforzo maggiore per generare nuova innovazione, sia perché, probabilmente, i risultati in termini di nuovi prodotti non sono lineari, ma progrediscono a scatti, sia perché esiste un’inerzia psicologica e culturale che limita l’uomo e organizzato di riferimento verso la novità. La stessa inerzia può riguardare anche il mercato che potrebbe non essere pronto ad accogliere l’innovazione.

Nel processo generativo, l’innovazione richiede, non solo, sempre più tecnologie e conoscenze provenienti da campi diversi tra loro, ma anche di competenze sempre più specialistiche.

Quindi, da una parte si è arrivati ​​ad un contesto in cui le aziende non possono permettersi di affidare le proprie innovazioni alla sola “genialità del singolo” o all’invenzione che deriva “da anni di studi e sperimentazioni” di un’intera attrezzatura , senza l’intervento di un approccio e l’uso di metodi concreti, strutturati e veloci.
Dall’altra il rilascio sul mercato dell’innovazione richiede l’applicazione di strategie precise, che consente la ricerca e l’uso economico dei brevetti e, quindi, il presidio del mercato, nonché la graduale introduzione in esso degli stessi prodotti innovativi.

La seconda conseguenza che ne deriva, è che l’innovazione non è più attuabile attraverso gli schemi e le strutture organizzative tradizionali.

Se questo approccio non è più sopportabile dalla grande azienda, per i problemi di cui sopra, lo è ancor meno per la PMI agroalimentare , che si trova “schiacciata”, per scelta o per necessità, nella conservazione della tradizione gastronomica italiana oppure a rincorrere i ” first mover “all’indomani della comparsa della novità nel mercato: ma in ogni caso in ritardo.

E’ tempo di pensare e di generare l’innovazione diversamente.

Per questi ragioni è necessario allora parlare di ” tensione creativa.

Essa deve essere il risultato di un approccio sistemico, che permei l’Organizzazione, dove l’individuo deve essere visto come protagonista.

Perché attraverso la crescita dell’individuo, cresce e si evolve mettendo in atto processi innovativi e trasversali che coinvolge i prodotti, i processi e i modelli organizzativi stessi, cioè la concezione stessa dell’organizzazione e il suo modo di sperimentare il mercato .

COME ATTIVARE IL PERCORSO VIRTUOSO VERSO L’INNOVAZIONE

1 – Abbandonare la figura dell’inventore

In primo luogo è necessario abbandonare da subito approcci che limitano al singolo o alla funzione R&D, il ruolo dell’inventore alla ricerca della lampada di Aladino per le soluzioni, in modo da non essere innovativi in ​​modo episodico o estemporaneo, senza una pianificazione attendibile.

Se la complessità del sistema richiede competenze intersettoriali e specialistiche , bisogna essere consapevoli che esse non risiedono nel perimetro aziendale, soprattutto se vogliamo migliorare la velocità dell’innovazione e, insieme, includere i costi della ricerca e sviluppo.

Il primo passo, prevede che la gestione dell’azienda ricerchi e valuti la conoscenza distribuita, presente in partner, fornitori, clienti, istituzioni ed esplori la possibilità di sfruttare le tecnologie non proprietarie. Questo è l’approccio aperto all’innovazione (“Open Innovation“) che ben si adatta alla PMI di settori tradizionali come l’agroalimentare .

Ovviamente è un approccio che richiede competenze distintive , spesso non presenti in azienda, in grado di coordinare le fasi progettuali ei contributi esterni, focalizzando ogni singolo sforzo, verso l’innovazione innovativo. Si tratta di competenze manageriali , tra l’altro non molto diffuso, in cui convergono la componente razionale (ingegneristica e metodologica) e quella emotiva / creativa dell’individuo , che pesca nella parte più profonda dell’inconscio ed è in grado di nuove idee e nuovi concetti.

2 – L’Innovazione Sistemica e la TRIZ

In secondo luogo ed in ogni modo, la generazione di nuove idee non può essere lasciata al caso , altrimenti si ricade nella dimensione dell’inventore di turno.
Per questa ragione negli ultimi anni, l’attenzione delle aziende sta spostando verso l’approccio all’innovazione Sistemica, in particolare, sulla ricerca di un metodo per rendere meno casuale il processo della generazione di nuove idee.

In particolare, applicando gli strumenti dell’Innovazione Sistemica all’approccio dell’Open Innovation si possono conseguire notevoli benefici.

In questo contesto si inserisce la TRIZ , acronimo in russo ( Teoriya Resheniya Izobreatatelskikh Zadatch ) per Teoria della Valutazione dei Problemi Inventivi” .
Si tratta di una metodologia ed un insieme di strumenti che servono di analizzare e riprodurre il processo creativo e renderlo ripetibile ed applicabile in maniera sistemica . E’ una vera e propria teoria dell’invenzione.

L’innovazione è già un notevole concreto risultato verso il cammino dell’innovazione.
Ma è già sentita la necessità di allargare la capacità di generazione di nuove idee alla maggior parte possibile dell’organizzazione.

3 – Il coinvolgimento dell’individuo nel processo innovativo

E’ ormai fondamentale percepire all’individuo la sua centralità nella vita dell’organizzazione, non solo nel coinvolgimento operativo, ma anche attraverso la sua crescita personale (percezione del valore dato alla persona dall’ organizzazione) e l’addestramento in tempo reale (lo sviluppo della Padronanza Personale).
E’ possibile educare o meglio rieducare l’individuo con metodologie utili a superare rigidità e schemi, utilizzare il potenziale inconscio e creare nuove abitudini di pensiero e comportamento, personali e professionali, che sono alla base dell’innovazione.

E’ necessario che l’individuo e l’organizzazione ricerchino le soluzioni ai problemi di prodotto e di processo al di fuori degli steccati, degli schemi e delle usuali mappe comportamentali.

“… non ho mai scoperto nulla con la mia mente razionale ..“ Einstein aveva scoperto il principio della relatività immaginando se stesso in viaggio su un raggio di luce.

L’applicazione della TRIZ richiede il superamento dell’inerzia psicologica che riguarda il metodo nel processo di astrazione (prima fase della metodologia).

La causa fondamentale dell’inerzia psicologica nel percorso TRIZ è la stessa che blocca il dialogo profondo e costruttivo in un gruppo o in un’organizzazione.

Se nei progetti di innovazione è fondamentale ridurre le forze di resistenza al progetto stesso, allora bisogna far sì che le metodologie che si basano sull’approccio razionale siano supportate da quelle che vanno a pescare nella parte inconscia dell’individuo. In questo modo la persona coinvolta nel team, è nella condizione di padroneggiare la sua capacità innata e recuperare la potenzialità del suo subconscio.

Il processo virtuoso verso l’innovazione sistemica nelle aziende si attiva applicando metodologie che integrano le tematiche emotivo-creative a supporto delle tecniche ingegneristiche (TRIZ) per massimizzare il bilateralismo tra inconscio e razionalità dell’individuo .

Le tecniche ingegneristiche e la TRIZ, in particolare, usate di gestire, riprodurre e riprodurre il processo innovativo, utilizzare applicazioni sia di carattere strategico (stima del grado di maturità di un prodotto / processo, confronto tra tecnologie, problem solving ) sia di carattere operativo (problem solving e sviluppo soluzioni innovative, troubleshooting e prevenzione guasti, gestione degli incidenti, soluzione di conflitti di tipo organizzativo e gestionale).

Le tecniche emotivo-creative si pongono in relazione all’emergere del potenziale dell’uomo per dargli una visione ampia e creativa del futuro anche a lungo termine, condivisa con i suoi interpreti, allo scopo di farlo sentire attore del processo di cambiamento aziendale favorito dalle tecniche che userà.

Con questo duplice approccio è possibile sfruttare al massimo tutte le doti di innovazione che possono derivare dalle persone che fanno funzionare , questa capacità diventa un valore aziendale e un fattore essenziale della propria competitività.

Gianfrancesco Meale

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