Giornata Mondiale dell’Obesità: allarme globale e nuove prospettive per una dieta salva-vita

Il 4 marzo scorso si è celebrata la Giornata Mondiale dell’Obesità, un’occasione per riflettere su una delle principali emergenze di salute pubblica a livello nazionale e globale.

I dati dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e di uno studio di The Lancet lanciano un messaggio chiaro: le attuali strategie contro l’obesità non funzionano, e senza un’inversione di rotta rischiamo di trovarci, entro il 2050, con oltre un terzo dei bambini e degli adolescenti nel mondo in sovrappeso o obesi.

Parallelamente, un’ampia revisione dell’Università di Bologna ribadisce l’importanza di una dieta ricca di alimenti protettivi come cereali integrali, legumi, frutta, verdura e pesce, per una vita sana e lunga e suggerisce che la soluzione per arginare l’epidemia di obesità può venire anche dalle nostre scelte a tavola.

I dati italiani secondo l’ISS: 4 adulti su 10 in eccesso ponderale

L’ISS ha diffuso i dati raccolti dai sistemi di sorveglianza Passi e Passi d’Argento (specifico per gli anziani):

  • 4 adulti su 10 sono in eccesso ponderale: 3 in sovrappeso e 1 obeso.
  • La prevalenza di sovrappeso/obesità è maggiore negli uomini (52%) che nelle donne (34%).
  • Fattori come difficoltà economiche e basso livello di istruzione aumentano il rischio di eccesso di peso.
  • L’eccesso ponderale cresce con l’età fino ai 65-74 anni (58%), per poi diminuire dopo i 75 anni.
  • Le Regioni del Sud Italia (Molise, Campania, Basilicata, Puglia) presentano le quote più elevate di individui in eccesso di peso, sebbene il divario tra Nord e Sud si stia riducendo a causa di un aumento dell’obesità anche nelle aree settentrionali.

A questi dati si aggiunge un altro fatto allarmante: la scarsa attenzione dei medici di base verso il peso del paziente. Meno della metà delle persone in sovrappeso o obese riceve dal proprio medico il consiglio di dimagrire, ma laddove questo avviene, si registrano tassi di adesione a regimi dietetici più elevati.

L’emergenza pediatrica: i numeri dell’obesità infantile in Italia e nel mondo

Come già evidenziato in precedenti rilevazioni, l’Italia si posiziona ai primissimi posti in Europa per tassi di sovrappeso (3°) e obesità (2°) tra i bambini e gli adolescenti.

A livello globale, una ricerca pubblicata in occasione della Giornata mondiale mostra che la prevalenza dell’obesità tra bambini e adolescenti è cresciuta del 244% tra il 1990 e il 2021. Se non si interviene, si stima che 746 milioni di giovani saranno in sovrappeso o obesi entro il 2050, di cui 360 milioni classificati come obesi. Gli incrementi più preoccupanti interessano i maschi tra i 5 e i 14 anni, e aree geografiche come Nord Africa, Medio Oriente e America Latina.

Perché l’obesità resta un problema irrisolto?

Le cause dell’obesità sono complesse e spesso interconnesse:

  1. Stili di vita scorretti: sedentarietà, alimentazione ricca di calorie vuote (zuccheri aggiunti, junk food) e basso apporto di alimenti freschi.
  2. Disparità socioeconomiche: il minor accesso a cibi sani e a spazi per l’attività fisica penalizza chi ha meno risorse e minor istruzione.
  3. Scarsa prevenzione e sensibilizzazione: sia in ambito familiare sia nei contesti sanitari, il consiglio medico è spesso sottovalutato o non fornito con regolarità.
  4. Ambienti obesogeni: marketing aggressivo di snack ad alto contenuto di sale, zuccheri e grassi, unito a fattori sociali che scoraggiano l’attività fisica.

Verso un approccio sistemico e collaborativo

La Giornata Mondiale dell’Obesità 2025 invita a un approccio olistico, che coinvolga:

  • Sistemi sanitari: linee guida più chiare, prevenzione e monitoraggio costanti, formazione mirata dei professionisti.
  • Governi e istituzioni: politiche fiscali, regolamentazione della pubblicità dei cibi malsani, incentivi all’agricoltura di qualità ed al consumo di alimenti freschi e sani.
  • Ambienti di vita e di lavoro: mense scolastiche e aziendali con menu equilibrati, incentivazione dell’attività fisica, urbanistica a misura di pedone e ciclista.
  • Media e comunicazione: promozione di una cultura alimentare sana, contrasto ai messaggi pubblicitari fuorvianti.

La chiave dell’alimentazione: nuove conferme dalla ricerca

Un’ulteriore conferma su come dieta, salute e longevità siano legate fra di loro arriva da un recente ed ampio studio di revisione dell’Università di Bologna che ha coinvolto oltre 1 milione di partecipanti attraverso 41 revisioni sistematiche e meta-analisi.

I principali risultati:

  • Aumento della longevità con un maggiore consumo di:
    • Noci e semi
    • Cereali integrali
    • Frutta e verdura
    • Pesce
    • Legumi: preziosi per fibra, proteine e micronutrienti
  • Maggiore mortalità associata a consumi elevati di:
    • Carne rossa (soprattutto lavorata)
    • Bevande zuccherate

Per frutta e verdura, inoltre, si osserva una relazione dose-risposta non lineare: i benefici aumentano progressivamente fino a una certa soglia di consumo, oltre la quale si stabilizzano. Ciò significa che alzare un po’ l’asticella dei consumi di vegetali può già avere effetti tangibili sulla salute.

Legumi: un alleato dimenticato

Abbiamo sottolineato più volte nei nostri post il ruolo dei legumi (ceci, lenticchie, fagioli, piselli, ecc.) come fonti di proteine vegetali di qualità, fibre, vitamine e sali minerali. Eppure, rimangono sotto consumati in Italia e in generale nei paesi occidentali. Un aumento della loro presenza nella dieta, oltre a ridurre l’indice glicemico dei pasti e promuovere la sazietà, può aiutare a moderare il consumo di carne e di altre proteine di origine animale, con indubbi vantaggi per la salute cardiovascolare e metabolica.

Come invertire la rotta?

  1. Ascolto e prevenzione: il ruolo del medico di famiglia e del pediatra è cruciale: consigli mirati su perdita di peso, dieta ed esercizio fisico hanno dimostrato di aumentare l’adesione dei pazienti a uno stile di vita più sano.
  2. Politiche attive: occorre una strategia multidisciplinare che includa scuole, comunità, territori, fornendo risorse e ambienti adatti a favorire l’attività fisica e una migliore educazione alimentare.
  3. Responsabilizzazione dell’industria alimentare: riformulazione dei prodotti per abbassare contenuti di sale, zuccheri e grassi, trasparenza nelle etichette e pubblicità responsabile.
  4. Riscoperta della tradizione mediterranea: più cereali integrali, frutta, verdura e legumi. Riduzione dei cibi ultra-processati e dolcificati.
  5. Formazione e comunicazione: è necessario diffondere le conoscenze scientifiche più recenti con un linguaggio comprensibile, motivante e inclusivo.

Conclusioni

Obesità e sovrappeso sono problemi di salute pubblica che investono ogni fascia d’età, ma che avranno conseguenze devastanti soprattutto per le generazioni future. Se da un lato i dati ISS e lo studio su Lancet ci allarmano sui trend attuali e futuri, dall’altro gli studi su alimentazione e longevità rafforzano l’idea che la prevenzione sia (anche) nel piatto.

Ripensare la dieta, prediligendo alimenti protettivi come legumi, cereali integrali, frutta, verdura e pesce, e riducendo l’apporto di carne rossa e bevande zuccherate, rappresenta uno strumento concreto per contrastare l’obesità e migliorare la qualità di vita. Allo stesso tempo, serve un coinvolgimento più ampio di istituzioni, operatori sanitari, industria e comunità, affinché la sana alimentazione e lo stile di vita attivo diventino la norma, e non l’eccezione.

“Non possiamo cambiare il passato, ma abbiamo la responsabilità di costruire un futuro in cui la prevenzione dell’obesità sia al centro della salute collettiva.”

Link di approfondimento:

https://www.iss.it/-/giornata-mondiale-dell-obesita-sorveglianza-passi-4-adulti-su-10-sono-in-eccesso-ponderale-3-in-sovrappeso-e-1-obeso

https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(25)00397-6/fulltext

https://advances.nutrition.org/article/S2161-8313(25)00029-8/fulltext

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