La sfiducia dei consumatori nell’industria alimentare: cause profonde e strategie per il cambiamento

Interno di stabilimento alimentare dall'alto

La fiducia dei consumatori nell’industria alimentare resta su livelli preoccupanti. Secondo il recente Trust Report 2024 di EIT Food – un’iniziativa di innovazione alimentare che riunisce oltre 50 aziende e università sotto l’egida dell’Unione Europea – solo il 47% dei consumatori si fida dell’industria alimentare. Un dato che, seppur in lieve crescita (+1% rispetto al 2023), rimane lontano dall’essere rassicurante.

In modo analogo, anche la fiducia nei confronti dei rivenditori si attesta su valori bassi: 51% (+1% rispetto al 2023). Di contro, i consumatori mostrano un apprezzamento decisamente maggiore per il ruolo degli agricoltori, con un tasso di fiducia che raggiunge il 67%. Un dato interessante riguarda invece le autorità alimentari, come l’EFSA, che devono fare i conti con una fiducia ferma al 46%.

Le cause principali della scarsa fiducia

1. Mancanza di trasparenza

Uno dei fattori più rilevanti citati dagli intervistati è la sensazione di poca trasparenza da parte dell’industria alimentare. I consumatori avvertono un gap informativo su temi centrali come:

  • Sostenibilità delle pratiche produttive e d’approvvigionamento.
  • Benessere animale.
  • Origine e qualità delle materie prime.

Non aiuta il fatto che solo il 45% delle persone si sente capace di distinguere tra informazioni affidabili e non, generando confusione e alimentando la sfiducia complessiva.

2. Orientamento al profitto

Un’altra motivazione spesso citata è la percezione che molte aziende del comparto alimentare abbiano come unico obiettivo la massimizzazione del profitto. Pratiche come la shrinkflation (riduzione delle quantità mantenendo inalterato il prezzo) o le operazioni commerciali che limitano la concorrenza, rafforzano l’idea che la priorità non sia la qualità o la trasparenza, ma il guadagno a discapito del consumatore.

3. Scandali alimentari e frodi

Diversi scandali o frodi alimentari – che nel tempo hanno coinvolto prodotti di largo consumo – minano la credibilità dell’intero settore. Ogni volta che emerge un caso mediatico di adulterazione, contaminazione o frode in etichetta, i consumatori sviluppano un senso di cautela (se non di vero e proprio timore), esteso in molti casi a tutte le aziende.

Come ripristinare (o costruire) la fiducia

1. Maggiore trasparenza

La sola comunicazione non basta. Serve un impegno concreto a mostrare in modo chiaro e verificabile:

  • Processi di produzione e filiere di approvvigionamento.
  • Standard di sostenibilità ambientale e di benessere animale.
  • Pratiche di controllo e certificazione degli alimenti.

Una strategia di trasparenza proattiva, anche attraverso l’uso di tecnologie come la blockchain per la tracciabilità, può far percepire ai consumatori un reale cambio di rotta.

2. Collaborazione con autorità, ONG ed esperti

Creare sinergie con soggetti terzi – enti di ricerca indipendenti, autorità e organizzazioni non governative – consente di offrire al pubblico informazioni considerate più imparziali. Quando un’azienda fa certificare i propri processi da un organismo esterno, i consumatori tendono a considerarla più affidabile.

3. Focus sui valori del brand

Oltre a migliorare l’immagine dell’industria nel suo complesso, è determinante lavorare sulla fiducia nei singoli marchi. Costruire o rafforzare una reputazione basata su:

  • Qualità e sicurezza del prodotto.
  • Responsabilità sociale e vicinanza alle comunità locali.
  • Rispetto per l’ambiente e per le persone coinvolte nella filiera.

Un brand che investe realmente in questi aspetti – e lo comunica con onestà – potrà distinguersi dai competitor che puntano su un marketing di facciata, senza sostanza.

4. Coinvolgere attivamente i consumatori

Sempre più ricerche sottolineano l’importanza del coinvolgimento diretto del pubblico. Ascoltare le esigenze e le preoccupazioni delle persone, interagire con loro sui canali social, organizzare iniziative di educazione alimentare o giornate a porte aperte negli stabilimenti produttivi sono solo alcuni esempi di pratiche che avvicinano l’azienda al consumatore.

La visione di “Nutrire il Bene”

In “Nutrire il Bene” crediamo che il cibo sia molto più di un semplice prodotto di consumo: è relazione con il territorio, con le comunità locali, con l’ambiente e con le generazioni future. Promuovere una filiera alimentare basata su sostenibilità, trasparenza e innovazione significa offrire ai consumatori la possibilità di fare scelte consapevoli e, al contempo, incentivare le aziende a portare avanti politiche etiche e responsabili.

Costruire la fiducia non è soltanto un’esigenza di mercato, ma un autentico processo culturale che coinvolge tutti gli attori della catena alimentare: dall’agricoltore al produttore, dal distributore al consumatore finale. Ecco perché “Nutrire il Bene” si impegna a diffondere consapevolezza, a partire dai singoli operatori e dai vari stakeholder e a supportare le aziende nella comunicazione responsabile del proprio operato.

Riflessioni finali

Il messaggio che emerge dal Trust Report 2024 e dagli approfondimenti di testate autorevoli come FoodNavigator è inequivocabile: la fiducia è un pilastro fondamentale per il successo dell’industria alimentare, ma ripristinarla richiede sforzi e investimenti reali. Non bastano campagne di comunicazione rassicuranti, servono azioni concrete, trasparenti e verificabili.

In altre parole, l’industria dovrà ripensare i propri modelli di business, aprirsi a controlli esterni e garantire pratiche orientate al benessere di persone, animali e pianeta. Solo così potrà offrire ai consumatori validi motivi per tornare a fidarsi, consolidando al contempo la propria reputazione e la solidità del mercato.

Link di approfondimento:

https://www.foodnavigator.com/Article/2025/02/25/trust-in-food-industry-low-but-there-are-signs-of-improvement

https://www.eitfood.eu/reports/trust-report-2024

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